. : Teorie di riferimento : .


“Territorio. Innovazione. Economia. Pianificazione. Politiche.” Daest en. n.4
  • Incremento del capitale politico (per la formazione di alleanze tra i diversi attori, che possono essere essenziali nei processi di implementazione);
  • Incremento del capitale intellettuale (nel senso dell’informazione condivisa che viene costruita nel processo, che può costituire una conoscenza di fondo per azioni successive)
  • Incremento del capitale sociale (in termini di incremento della fiducia reciproca e del riconoscimento di posizioni avversarie).
     
    L’interesse di questo approccio è che “guarda agli effetti indiretti dei processi di interazione strutturati” ed in tal senso c’è un nesso con il processo di costruzione di beni comuni, di senso comune.
    Importante è “l’attivazione di processi di apprendimento” che possano poi (eventualmente) condurre alla costruzione del consenso, il problema è quindi quello di aumentare la disponibilità degli attori ad apprendere.
     
    SCHEMA
    Piano: Logistica / Strategia / Tattica
    Tra le attività della pianificazione l’analisi è un elemento chiave nella definizione degli obiettivi e nella stesura del piano.
    Vi sono diverse funzioni “interpretative”:
  • leggere
  • descrivere
  • spiegare
  • prevedere
  • funzioni non separate, gerarchiche, bensì “annodate”.
     
    “PROGETTARE CON IL TERRITORIO” Paola Pittaluga, casa editrice Franco Angeli/ Metodi del Territorio.
    PIANIFICAZIONE DAL BASSO, di tipo bottom- up, ma pur essendo di tipo bottom-up si differenzia da questo per spontaneità e per il carattere rivoluzionario nel senso di lotta politica per esigenze di em – powerment, di volontà di auto – organizzazione.
    Le forme insorgenti (insurgent, dal basso) di pianificazione affrontano alcune questioni generali quali:
  • enpowerment, ossia forme concrete di intervento volte a rafforzare il potere contrattuale delle società locali ( in genere minoritarie) e i rapporti tra “governo” locale e centrale;
  • problematiche quotidiane da risolvere senza ricorrere a progetti globali, mettendo in risalto le differenze, attuando processi transattivi e interpersonali di piano che “attraversano confini” e connettono tra loro locale e globale;
  • etiche, come pratiche che investono la sfera morale che si configurano come politiche in senso stretto....
     
    La forza dell’approccio sta nell’assecondare una forma “ insorgente” di pianificazione, che parte dal territorio inteso come condizione umana per coinvolgere via via soggetti diversi che si riconoscono in indirizzi comuni:
  • Assecondare i “processi spontanei di evoluzione e trasformazione degli ambienti umani e territoriali”.
  • tradurre “le forze e gli impulsi di trasformazione ritenuti positivi, perché ricchi di valori umani e culturali (...) formalizzandoli nelle strutture del linguaggio disciplinare ed enfatizzando il loro recepimento nel quadro istituzionale”
  • favorire la circolazione dell’informazione relativamente alle scelte e alle decisioni, ed il consenso, mediante la cooperazione tra differenti soggettti
  • definire "sedi e procedure istituzionali idonee ad ativare il dialogo nei momenti delle decisioni e delle scelte" per superare le divergenze, eliminare i conflitti interni, responsabilizzare la società e garantire la trasparenza del processo decisionale
  • stimolare l'auto-organizzazione della società locale, "mobilitando volontà e risorse proprie per attivare progetti di interesse comune"
  • favorire il coinvolgimento degli abitanti senza "limitarsi alla semplice acquisizione del consenso" bensì "ricostruendo i legami di comunità, orientandoli ad un sistema di valori civili che si fanno strada dal basso, maturando sulla base di esperienze reali fatte insieme".
     
    REQUISITI DI METODO:
  • Considerazione delle aspettative, dei desideri,dei comportamenti degli abitanti come "forze attive del cambiamento"
  • Eliminazione della differenziazione funzionale dello spazio
  • Sostegno alla formazione di relazioni tra i diversi attori coinvolti a più livelli decisionali con ruoli e specifiche competenze
  • Concezione dello sviluppo sia nel tempo che nello spazio
  • Promozione dei processi auto-organizzati
  • "Supporto promozionale ed organizzativo, tecnico e gestionale"
     
    Elementi metodologici e tecniche devono essere integrate con alcuni requisiti della pratica professionale:
  • l'impegno va oltre una redazione tradizionale del piano
  • la sensibilizzazione, l'informazione, il coinvolgimento costiuiscono elementi base per la mobilitazione della conoscenza informale della società locale
  • (DESIDERI, ASPETTATIVE, ANSIE, PROGETTI) da tradurre in scelte e requisiti di piano
  • la capacità di far dialogare sapere tecnico e sapere comune all'interno del paradigma dell'azione effettiva

     
    Da "La riqualificazione delle perifierie residenziali. Scenari ed elementi per una futura politica di intervento in Emilia Romagna", a cura di Gianfranco Franz e Francesca Leder con la collaborazione di Giulia Donato, Alinea editrice, Firenze 2003
    "Dal punto di vista metodologico il caso di studio è stato analizzato con riferimento sia al contesto socio-economico (declino industriale; fenomeni di metropolizzazione,ecc.); sia ai processi evolutivi del quartiere (invecchiamento della popolazione, sostituzione della popolazione, obsolescenza degli edifici, ecc.); sia alle politiche (centrali e locali) ed agli strumenti (programmi e progetti) promossi,realizzati in fase di attuazione, per affrontare il problema della riqualificazione e della rigenerazione dei quartieri residenziali.
    Bisogna ricordare infatti che la periferia può e deve essere considerata anche come opportunità e non solo come problema, come luogo da migliorare ma non da rifondare e in cui le criticità devono essere affrontate come normale processo di trasformazione/evoluzione e non come processo di degrado/esclusione.
    Le seguenti criticità:
  • invecchiamento della popolazione residente e trasformazione dei bisogni;
  • disaffezione dei giovani rispetto all'habitat in cui sono nati e cresciuti;
  • lento ma costante insediamento di individui e famiglie immigrate;
  • lenta ma progressiva obsolescenzadel patrimonio edilizio, sia pubblico che privato;
  • mananza o carenza qualitativa degli spazi aperti pubblici;
  • crescente distacco e disaffezione della popolazione urbana per modelli abitativi (tipologici, morfologici e sociali) ad alta densità e conseguenti fenomeni di periurbanizzazione e di suburbazione;
  • crescente manifestazione di sentimenti di insicurezza urbana che acquiscono il distacco "culturale" dalla città (si vive in periferia perchè non si può vivere altrove);
  • aumento della popolazione giovane priva di occupazione stabile e di un reddito sufficiente a garantire l'accesso alla casa in proprietà.
    Quanto appena scritto, rappresenta non un modello di riferimento per l'intervento ma al contrario una serie di spunti da adattare al contesto. "Periferia-ghetto": il quartiere residenziale de La Mina Il quartiere de La Mina, suddiviso in due nuclei: la Mina Vella, realizzato tra il 1967 e la prima metà degli anni '70, e la Mina Nova realizzato nel corso degli anni '70, nacque per ospitare gli immigrati che vivevano nelle baraccopoli ai margini della città,la maggior parte di origine gitana, conta attualmente circa 15 mila abitanti. La popolazione è oggi molto più variegata (altissima è infatti la presenza di famigli extracomunitarie) e questo ha contribuito ad aggravare lo stato di marginalità sociale in cui versa il quartiere.
     
    "Periferia-ghetto": il quartiere residenziale de La Mina
    Il quartiere de La Mina, suddiviso in due nuclei: la Mina Vella, realizzato tra il 1967 e la prima metà degli anni '70, e la Mina Nova realizzato nel corso degli anni '70, nacque per ospitare gli immigrati che vivevano nelle baraccopoli ai margini della città,la maggior parte di origine gitana, conta attualmente circa 15 mila abitanti. La popolazione è oggi molto più variegata (altissima è infatti la presenza di famiglie extracomunitarie) e questo ha contribuito ad aggravare lo stato di marginalità sociale in cui versa il quartiere.