Concezioni, teorie e ipotesi su una città che cambia

William J.R.Curtis e Josep Maria Montaner, Barcelona 1992-2004, 2004
Barcellona, con l'ingresso nel Terzo millennio, ha assunto la fisionomia di una tipica estesa megalopoli, nella quale le infrastrutture delle autostrade e delle linee ferrioviarie ad alta velocità, combinate con la topografia accidentale, non pianificata, vanno a definire la fisionomia del nuovo paesaggio oltre la periferia.
Il Network della tecnologia si impone nel patchwork del territorio che cambia, un palinsesto di campi e villaggi preesistenti, di recenti lotti suburbani, di centri commerciali e strade di varia grandezza.
In questo scenario, parole come "città" e "strade" non hanno più oggi il significato che rivestivano venti anni fa.
La città diventa un territorio e cambia il rapporto tra centro e periferia, con un cuore storico che va aumentando sempre più la propria trasformazione e un commercio che segue le maggiori linee di comunicazione.
Qui i percorsi sono, in modo monotono, simili da un luogo all'altro, al punto che molti affermono che la globalizzazione va producendo il suo tipo di territorio sulla base di un generico spazio, che non ha più né tempo né luogo per una nozione fondamentale come l'identità.
Il Comune ha cercato di controllare lo sviluppo della città attraverso la ridefinizione degli interventi urbani situandoli in aree differenti.
Tutto ciò per cercare di riconciliare i flussi speculativi con la vitalità sociale, in un numero di nodi specifici, nel tentativo, dunque, di ribilanciare l'assetto della città, e così evitare quella sorta di eccessiva terziarizzazione o specializzazione, pregiudiziale per alcune aree urbane.
Queste è la concezione della "aree di nuova centralità" promossa da Joan Busquets nel 1987.
Tale nozione è valida ancor oggi per la realizzazione e riqualificazione di zone urbane degradate come può essere quella della Mina, dove una urbanizzazione intensa e non pianificata, da origine a conflitti sociali ed economici di scala urbana.
Gli oracoli ci dicono che la globalizzazione distrugge tutto ciò che ha valore in una cultura locale, ma può allo stesso tempo liberarci dal moribondo, mentre lascia intatte alcune substrutture intatte sotto un sottile strato tecnologico.
Barcellona giocherà la scommessa di un'altra fase di modernizzazione in rapporto alla Spagna, all'Europa, al Mediterraneo ed al resto del mondo, oppure scadrà nel volgare regionalismo di uno stanco discorso politico. la marginalizzazione polemica di una mera provincia?
Forse riuscirà, come tante volte ha già fatto, nel forgiare una sintesi culturale tra vecchio e nuovo, locale ed universale.
Barcellona è entrata nel terzo millennio, ma la sua direzione ed il suo destino rimangono tuttora nascosti, poco chiari.
Barcellona sembra al momento ondeggiare, come un grande vascello, tra le onde della storia.
Sarà in grado di rispondere alle istanze ed alle urgenze in atto nella attuale società?