. : Teorie di riferimento di pianificazione urbanistica : .


Etica e pianificazione ambientale
(G.Maciocco, 2003, Materiale didattico Città e territorio 3 a cura di G.Maciocco, Facoltà di Architettura di Alghero)
Lo spostamento dell'urbanistica sulla sfera dell'etica e della legittimazione sociale implica una concezione conoscitiva del progetto da parte dell'urbanista e il coinvolgimento del sapere contestuale nel processo di mobilitazione della conoscenza orientato a favorire uno "sfondo condiviso" in cui tutti abbiano voce per la costruzione di una città giusta.
Questo cammino è stato favorito dalla dimensione ambientale, dagli spostamenti significativi che ha prodotto sulla domanda sociale, spingendo il planner ad una progressiva discesa nell'ambiente di vita degli uomini come spazio delle sue responsabilità e della sua legittimazione sociale.
 
Tale filone, dell'epistemologia dell'azione è inizialmente una autocoscienza del planner, diviene poi un'esplorazione delle possibilità che gli si aprono attraverso la sua capacità di incidere sul processo mediante una concezione comunicativa.

(D.Schon, 1983, The reflective practitioner, Basic Book, NY)
   
Il planning tenta di ricostituire il rapporto con la realtà e assume il paradigma dell'"azione effettiva" come peculiare riferimento dei suoi comportamenti nell'azione di piano, una specie di tensione interpretativa che guida l'azione
(B.Harris, 1987, Information is not Enough, Urisa News n. 90)
 
L'espressione "progetto ambientale" viene associata ad una forma di azione di una comunità che costituisce il proprio ambiente di vita attraverso processi ai quali il "planner" partecipa, contribuendo con il suo sapere specifico a stimolare una presa di coscienza collettiva delle "dominanti ambientali", che presiedono alla formazione dell'insediamento, e a fasvorire la condivisione di esiti coerenti sull'organizzazione dello spazio insediativo "ambientale".
Il termine ambientale assume un significato complessivo nel senso che i processi e gli esiti vengono interpretati prendendo come riferimento non il solo ambiente fisico ma le storie salienti, come dominanti ambientali in cui si riconoscono popolazione, attività e luoghi di un territorio, come sfondo condiviso da cui emergono le azioni di formazione di un ambiente propizio alla vita organizzata.
Il Planner ricerca la coerenza degli interventi all'interno di forme, non necessariamente risolutive, bensì comprendenti il tempo dilatato dei valori di un ambiente dotato di propria identità, che è possibile portare alla luce come esiti condivisi di processi comunitari. L'azione viene legittimata in quanto parte integrante della vita di una comunità insediativa.
Il progetto ambientale quindi non affronta solo i problemi direttamente legati alla modificazione dell'ambiente fisico, ma anche quelli riferiti all'azione di società territoriali che costruiscono il proprio ambiente attraverso l'organizzazione consensuale e condivisa dello spazio territoriale.
Si fonda su ipotesi di soluzione legate alla gestione di processi significativi, crea nuove forme di interazione e contrattualità innescando processi autogestionali. In questo senso il progetto ambientale non chiude possibilità ma ne apre continuamente delle nuove.
 
Questa posizione ha significative corrispondenze con il progressive planning(P.Clavel, 1986, The progressive City: Planning and partecipation, Rutgers University Press, NY; N. Krumholtz, P.Clavel, 1994, Reinventing Cities, Temple University Press, Philadelphia), con l'urbanistica dell'equità, che hanno sullo sfondo l'esperienza di Norman Krumholtz a Cleveland riguardante l'enpowerment che focalizza la sua attenzione soprattutto sui bisogni dei soggetti "senza voce", nel tentativo di superare il limite politico all'efficacia della pianificazione attraverso un approccio di tipo "redistributivo ed interventista" (P.Pittaluga, Il coinvolgimento delle società locali nei processi di pianificazione, materiale didattico Facoltà di Architettura di Alghero 2003).
 
Insieme a quella di Cleveland tutt'un altro insieme di esperienze ci ricordano che l'ambiente di vita degli uomini è anche l'ambiente dei soggetti e dei territori senza voce nel nuovo universo urbano, su cui puntare per arrestare il declino della città.