Website amatoriale della Facoltà di Architettura dell'Università degli Studi di Sassari - sede di Alghero
Corso di laurea in Pianificazione Territoriale Urbanistica ed Ambientale

News sull'Asinara



11-02-06, pag. 28, La Nuova Sardegna

Il piano del parco Asinara approda in consiglio comunale

PORTO TORRES. Il consiglio comunale è stato convocato per lunedì alle 18, con un nutrito ordine del giorno.
Fra i punti che dovranno essere esaminati, ci sono tre accordi procedimentali (accordi extragiudiziari con alcuni privati che avevano fatto causa all’amministrazione comunale), l’approvazione del regolamento per il servizio di assistenza domiciliare agli anziani disabili, e una nuova elezione della commissione elettorale che dovrà essere rinnovata per un errore nella precedente elezione.
Il dibattito consiliare, però, si accenderà su altri argomenti.
E su uno in particolare, oggetto di un’interrogazione presentata dal capogruppo del gruppo misto Gian Franco Dessì, di Forza Italia, e di una mozione firmata dal consigliere Gilda Usai:
si tratta del Piano del parco e l’incontro della Comunità del parco (Renato Soru, Alessandra Giudici e Luciano Mura) con gli estensori del documento di programmazione urbanistica dell’Asinara. Un dibattito che si annuncia scoppiettante, dopo i feroci attacchi del consigliere Usai all’operato del sindaco accusato di «servilismo» nei confronti di Renato Soru.


10-02-06, pag. 28, Sassari La Nuova Sardegna

Asinara, nell’isola-parco lavorano decine di persone

La questione Parco dell’Asinara appare quasi giornalmente sulla cronaca con notizie che denotano come il suo futuro sia ormai diventato di grande importanza, soprattutto per di Porto Torres. In uno articolo si è parlato anche del prossimo «avamposto» che il nucleo di Lsu (lavoratori socialmente utili) costituirebbe finalmente nell’isola con personale di Porto Torres. Giusta l’enfasi per una notizia di questo tipo e per il futuro degli Lsu ma ritengo altrettanto giusto e doveroso che si porti a conoscenza che «l’avamposto» esiste già da anni e con personale di Porto Torres (mi auguro che il non appartenere a questo Comune non costituisca una discriminante). Si deve sapere che dalla data di costituzione dell’ente Parco (1998) giornalmente, diverse decine di lavoratori dipendenti di enti regionali, statali, ente parco e ditte private fanno la spola da Stintino a Fornelli per compiere lavori di controllo, vigilanza, manutenzione ordinaria e straordinaria di strade e sentieri, boschi, immobili, apparecchiature, impianti di potabilizzazione e depurazione e il monitoraggio di fauna e flora. Questo piccolo esercito, pardon avamposto, con il proprio silenzioso e quotidiano lavoro permette all’isola di usufruire delle essenziali condizioni di vivibilità. Inoltre, diversi di questi operatori, vere e proprie sentinelle dell’isola dell’Asinara, a turno sono presenti giorno e notte. Onore all’operato di questi lavoratori, nella speranza che in questa «lotta di occupazione» non debbano diventare ex. Salvatore Chessa


09-02-06, pag. 32, Sassari La Nuova Sardegna

È emerso ieri in un incontro sul progetto comunitario Equal Pinta «Pescaturismo: si naviga a vista» Gli operatori del settore lamentano la mancanza di programmazione Un peccato non sfruttare l’Asinara

Pinuccio Saba

PORTO TORRES. L’attività di pescaturismo è una risorsa che deve essere inserita in un’offerta turistica integrata ma se viaggia «in solitario» è destinata a fallire. È quanto è emerso ieri pomeriggio, durante un incontro operativo sull’attuazione del progetto Equal «Pinta». Il progetto è finanziato dalla comunità europea e mira a contrastare la crisi del settore della pesca, soprattutto di quella tradizionale. Magari facendo ricorso ad attività che integrino le normali operazioni di prelievo ittico, attività come pescaturismo e ittiturismo che consentono di alleggerire la pressione dell’uomo sull’ambiente marino. Attività che, in questo angolo del Mediterraneo, possono contare sul valore aggiunto dell’area marina protetta e del parco dell’Asinara. Per questo, oltre ai responsabili del progetto, ieri a parlare di pescaturismo e ittiturismo c’erano il sindaco Luciano Mura, presidente del parco Piero Deidda, il componente del consiglio direttivo Ottavio Uras e il nuovo direttore Carlo Forteleoni. E, ovviamente, gli addetti ai lavori. Un settore che naviga a vista, affidato all’improvvisazione e alla buona volontà degli operatori, è stato detto. Un settore che si scontra con un serie di difficoltà normative ma anche logistiche. Come l’impossibilità di poter praticare l’ittiturismo, un’attività che si svolge a terra e che comprende il quotidiano dei pescatori, ma anche le tradizioni, la cultura del mare. «A casa nostra non la possiamo fare», è stato detto e non si capisce perché ci siano tante difficoltà ad avere la disponibilità degli immobili che si trovano all’Asinara. Si parla tanto di ittiturismo e pescaturismo, ma quando si tratta di passare alla fase operativa ci sono sempre enormi difficoltà. Ma c’è anche una differente interpretazione del concetto di pescaturismo. Un’attività che è solo un’integrazione del lavoro dei pescatori. Che debbono essere messi in condizione di praticare la loro principale occupazione, cioé la pesca. E vista la continua diminuzione del pesce, è necessario ripopolare l’area. Magari con la creazione di aree apposite e con l’affondamento di barriere antistrascico, vero nemico degli operatori della pesca tradizionale, ma anche di chi ha optato per le attività alternative. E soprattutto occorre affrontare il mercato. Magari mettendosi assieme, per offrire un pacchetto più appetibile per il turista e che potrebbe essere anche ospitato, come ha deto il presidente Piero Deidda, sul sito del parco. Ma non va dimenticato, ha sottolineato Luciano Mura, che la maggior parte delle attività legate al parco si sviluppano nell’«area vasta», attività anche ricettive che possono e devono integrare la semplice uscita del peschereccio con i turisti, e che a terra possono offrire valide alternative, soprattutto quando le condizioni del mare non solo delle migliori.


09-02-06, pag. 6, Sardegna La Nuova Sardegna

Pescatori e ambientalisti in lotta contro la manifestazione sportiva «Campionati dannosi, fateli altrove» L’importante competizione nazionale di sub, prevista nelle acque del golfo dell’Asinara, rischia di saltare (Silvio)

SASSARI. Doveva essere una manifestazione sportiva di forte richiamo turistico e, invece, rischia di trasformarsi in una contrapposizione durissima tra favorevoli e contrari. Con il risultato finale di fare saltare tutto e di vedere migrare i campionati italiani di pesca subacquea 2006 da Stintino verso altri lidi. La guerra delle carte bollate è cominciata con largo anticipo (la gara è prevista per giugno) e c’è anche una petizione già inviata al ministero dell’Ambiente. In mezzo, come spesso capita quando il confronto si sviluppa senza esclusione di colpi, c’è anche qualche informazione non proprio precisa che finisce per scatenare la levata di scudi anche delle associazioni ambientaliste. A un certo punto, infatti, è trapelata la notizia che il campionato si sarebbe dovuto svolgere nelle acque del parco nazionale dell’Asinara, cosa poi puntualmente smentita con la precisazione che i concorrenti nuoteranno, invece, nei fondali del Golfo dell’Asinara, ben al di fuori del perimetro dell’area protetta. La situazione non sembra registrare punti di incontro. La petizione proposta da una decina di associazioni di pescatori e di ambientalisti del nord Sardegna sta circolando da qualche settimana ed è stata inviata (oltre che al ministero dell’Ambiente) al presidente della giunta regionale, a quello della Provincia di Sassari, ai sindaci di Sassari, Porto Torres e Castelsardo e alla Capitaneria di porto-Guardia costiera. Il testo esprime una «ferma opposizione alla disputa dei campionati nazionali di pesca subacquea» e indica la necessità di spostare la manifestazione «in realtà locali che esprimano la volontà di accettarli». Le motivazioni sono riassunte in tre punti centrali: «La competizione è classificata tra quelle eccessivamente impattanti nei confronti delle specie marine oggetto di caccia, numero di atleti esperti elevato che utilizzano metodi che non possono essere considerati sportivi; le specie catturabili costituiscono un riferimento importante per l’osservazione naturalistica (e per il lavoro di molti operatori del settore); le gare di pesca modificano la catena alimentare dell’ambiente marino costiero con ripercussioni negative sugli operatori della piccola pesca locale». La petizione è firmata dalle Cooperative pescatori di Stintino, Porto Torres e Castelsardo, da Legambiente Alghero, Italia Nostra e Wwf Sardegna, dall’Associazione generale cooperative italiane (settore agroittico), dal Consorzio operatori subacquei Golfo dell’Asinara, da alcune associazioni Diving e da alcuni centri specializzati in attività subacquee. Silvio Ferruzzi, pescatore subacqueo molto conosciuto a livello nazionale, sta ovviamente dall’altra parte e giudica «semplicemente assurdo quello che sta accadendo». «Vorrei che si chiarisse - dice Ferruzzi, presidente nazionale dell’Associazione italiana pesca subacquea - è l’unica vera pesca sportiva. Le limitazioni sono tante: un solo colpo nel fucile, immersione massima a venti metri (chi ci arriva), prelievo minimo e selettivo. Abbiamo mille divieti, e siamo i primi a rispettare l’ambiente». Il presidente dell’Aips ci tiene a chiarire «che la gara, per la quale è stata chiesta regolare autorizzazione regionale, si svolgerà al di fuori del parco dell’Asinara. E non è la prima volta che la Sardegna ospita simili manifestazioni con grande ritorno sotto il profilo turistico». Silvio Ferruzzi contesta anche l’accusa dell’eccessivo impatto ambientale: «Ma lo sanno che l’ultimo campionato italiano è stato vinto con un carniere di sei chili di pesce? Ai campionati italiani partecipano 30 atleti, sarebbe questo il grande prelievo? Perchè ci vogliono fermare, qual’è la verità?».


08-02-06, pag. 8, Sardegna La Nuova Sardegna

Il sottosegretario alla Giustizia Vitali disponibile all’ipotesi di dismissione La colonia penale di Is Arenas alla Regione Bocciata l’idea di una presenza leggera del ministero all’Asinara ROMA. Appena sei mesi fa il ministro della Giustizia Castelli era stato categorico: «La casa penale di Is Arenas è un patrimonio dell’amministrazione penitenziaria che il ministero non ha alcuna intenzione di dismettere». Erano giorni di polemica rovente: per un incredibile errore comparso sul sito web del’Agenzia del Demanio, infatti, che il ministero volesse vendere all’asta i duemila ettari (con relative cubature) della colonia penale. La reazione di Castelli fu una doccia fredda per chi sperava che quello straordinario paradiso naturalistico tornasse ai sardi. Primo fra tutti, il presidente Renato Soru. E invece, inaspettatamente, la partita tra Regione e ministero della Giustizia su Is Arenas si è riaperta. Ieri pomeriggio, a Roma, era in agenda l’incontro per la firma del protocollo tra ministero della Giustizia e Regione per la regolamentazione dei rapporti di collaborazione in ambito penitenziario. Oltre al presidente Renato Soru e al sottosegretario Luigi Vitali, erano presenti il capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Tinebra, il capo del Dipartimento giustizia minorile Priore, il presidente della Corte d’appello di Cagliari Ferrero, il presidente del tribunale dei minori di Cagliari La Corte, il presidente del tribunale di sorveglianza di Cagliari Bonsignore, il procuratore della Repubblica presso il tribunale dei minori Angioni, il provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria Massidda, il direttore del centro di giustizia minorile Marilotti e padre Cannavera in rappresentanza delle associazioni di volontariato. E proprio in questo contesto rituale, Soru ha rilanciato su Is Arenas. Il presidente della Regione ha infatti voluto ribadire al sottosegretario Luigi Vitali la «valenza strategica» dell’area in cui si trovano le strutture dell’attuale colonia. Stretta tra Scivu e Piscinas, fa parte di uno straordinario ecosistema che potrebbe diventare il potente motore per uno sviluppo turistico sostenibile. Soru ha anche “condito” il suo ragionamento con un pochino di pepe dicendo: «Mi risulta poi che Is Arenas non è nemmeno di proprietà dell’amministrazione della Giustizia, ma è stata data in comodato d’uso». E’ probabile che in questi mesi si sia mossa una diplomazia sotterranea per preparare il terreno a un tavolo di confronto sui duemila ettari di Is Arenas. Un paradiso che, a fine luglio, sembrava destinato a finire nel grande tritacarne delle cartolarizzazioni voluto da Tremonti. Vitali ha tranquillamente detto che non ci sono pregiudiziali su un’eventuale «passaggio alla Regione dell’area della colonia penale». Ovviamente, c’è un ma. Ed è l’esigenza di trovare una soluzione adeguata per sistemare una popolazione carceraria stimata attualmente in poco più di 400 persone. Problema non insuperabile. Anzi. E infatti già da ieri pomeriggio si è discusso dell’ipotesi di procedere a una serie di lavori di adeguamento delle altre due colonie penali sarde: Isili e Mamone. In buona sostanza, i detenuti di Is Arenas potrebbero essere tranquillamente trasferiti nelle altre due colonie penali. Inevitabile, poi, che si parlasse dell’Asinara. Nelle ultime settimane si era infatti ipotizzato di impiegare persone sottoposte a pene alternative (sotto la vigilanza dei servizi sociali) per lavori di bonifica e operazioni di controllo nell’isola. Insomma, un modo per il ministero di mantenere un piede nell’isola-parco. Ma Soru ieri è stato molto fermo nel bocciare questa ipotesi. Per il presidente, infatti, una fase storica si è chiusa e si sono messe in moto le procedure per l’avvio del Parco. «Quello di cui abbiamo bisogno - ha detto con una battuta - sono muratori. Ma soprattutto ribadiamo che non si può tornare indietro. L’isola è stata restituita alla sua vocazione naturale e non prendiamo minimamente in considerazione qualsiasi ipotesi che guardi al passato. Quello che si farà lo decideranno la Regione e le amministrazioni locali e l’unica cosa che chiediamo allo Stato è di mantenere fede all’impegno assunto al momento della dismissione, in termini di bonifica e restituzione integra del territorio». Anche su questo punto, piena apertura di Vitali, il quale ha detto che non ci sono in piedi ipotesi di un ritorno al passato: «Il ministero della Giustizia non pensa ad alcuna forma di detenzione per l’Asinara».


07-02-06, pag. 25, Sassari La Nuova Sardegna

La presidente della Provincia Alessandra Giudici: «Tempi stretti per decidere sulla gestione» «O le terme aprono o si perde la concessione» Casteldoria «Bisogna porre fine a un’attesa ormai ventennale»

SASSARI. Vietato cedere alle pressioni, soprattutto politiche, e abbassare la guardia rischiando di perdere la concessione mineraria. Il presidente della Provincia di Sassari, Alessandra Giudici, vuole riportare chiarezza dopo le polemiche che negli ultimi tempi hanno riacceso il dibattito intorno al futuro della struttura termale di Casteldoria. E la lady di ferro dello Sciuti picchia giù duro. «Se sarò messa nelle condizioni di non poter dare in gestione la struttura su cui la Provincia ha investito 15 milioni di euro, sarò io stessa a fare scoppiare il bubbone che da oltre vent’anni anni sbarra la strada allo sviluppo delle terme. Mi batterò con tutte le mie forze perché gli impianti possano al più presto essere utilizzati. Ma se dovessi fallire, che sia chiaro - aggiunge - nessuna responsabilità può essere addebitata a me e alla mia amministrazione». Da poco è stato completato il Centro fitness mentre il Centro termale è ormai pronto, ma chiuso, da dieci anni. E oggi è già obsoleto come impianto e decadente nella struttura. «In dieci anni nessuno è riuscito a darlo in gestione - attacca Alessandra Giudici -. Sono state due le amministrazioni che, pur con diversa visione politica, sono state unite da questo grande fallimento. Ora noi ci ritroviamo con il cerino acceso in mano, e le pressioni per risolvere tempestivamente il problema sono fortissime». Perché ad agosto prossimo scadono i termini per la concessione mineraria affidata, nel 2004, dalla Regione alla Provincia. Con un provvedimento condizionato all’impegno dell’amministrazione per la riapertura dell’impianto e l’affidamento in gestione della struttura entro due anni. Pena, la decadenza della concessione. «Sarà mio impegno personale arrivare in tempo alla scadenza - precisa Alessandra Giudici - e deve essere chiaro a tutti che né io né l’attuale amministrazione abbiamo alcun interesse personale o politico perché gli impianti di Casteldoria non debbano aprire». Diverse le ipotesi sulle quali si sta concentrando l’attenzione della Provincia per l’affidamento della struttura, che potrebbe essere attribuito con una formula di gestione interamente privata, o tutta pubblica o, infine, mista pubblico-privata. «Tutte le possibilità vanno vagliate - spiega il presidente della giunta provinciale - ma credo che l’ipotesi di una gestione totalmente pubblica vada scartata: la Provincia non avrebbe le competenze né la dimensione manageriale appropriate per farlo». Fra le altre due possibilità quella che sembra piacere di più è quella riferita a una gestione mista. «L’elemento fondamentale - sostiene Alessandra Giudici - è che si crei una sinergia con gli enti locali. Questa soluzione permetterebbe un controllo diretto da parte della Provincia, con il punto fisso del coinvolgimento dei comuni e l’ambizione di prevedere anche l’aspetto sanitario di abilitazione-riabilitazione. Ma prima di ogni altra considerazione occorre sgomberare il campo da qualunque velleità di sfruttamento edilizio dell’area che ricade nella concessione mineraria». Un’ambizione che fa gola a tanti e che rischia di portare tensioni e pressioni. «I 500 ettari in concessione lungo il corso del fiume non sono edificabili - afferma Alessandra Giudici - e quindi nessuno si metta in testa di accampare diritti per sfruttare quell’area». Queste le premesse per cominciare un ragionamento che deve avere un unico obiettivo: affidare la gestione entro agosto e non perdere la concessione mineraria. «Su Casteldoria ora la Provincia non può più spendere neppure un centesimo - spiega ancora la Giudici -. Chi prenderà in gestione la struttura dovrà investire dei denari, perché il Centro termale, con dieci anni di abbandono sulle spalle, ha necessità di interventi». E non sarebbe pensabile aprire soltanto con il Centro Fitness: «Sarebbe un fallimento che manderebbe in fumo la fetta maggiore dell’investimento della Provincia. Il consiglio provinciale ha dato indirizzi precisi - aggiunge - a partire dall’apertura di una manifestazione di interesse che uscirà a brevissimo, e da cui scaturirà un bando, rivolta alle imprese perché presentino progetti di utilizzo. Chi parteciperà dovrà avere requisiti e competenze specifici». Tutto in un programma più allargato di gestione e sviluppo territoriale, teso a mettere insieme parco dell’Asinara e area pre-parco, con tutte le zone “Sic” (siti di interesse comunitario) da Valledoria ad Alghero, e una rete termale territoriale che colleghi Casteldoria con Benetutti. «E’ questa la mia idea di vero sviluppo per una grande risorsa come Casteldoria», conclude Alessandra Giudici. Angela Recino


04-02-06, pag. 30, Sassari La Nuova Sardegna

«Il progetto per l’Asinara privo di senso e da respingere» Ieri si è riunito il Consiglio direttivo Luciano Mura e Alessandra Giudici contro il piano ministeriale PORTO TORRES. Il Consiglio direttivo del parco nazionale dell’Asinara ha deciso di sospendere il voto sul progetto del ministero della Giustizia che vuole riportare sull’isola, ma solo per lavorare, una ventina di detenuti. Nessun pronunciamento ufficiale in attesa di un parere della Comunità del parco (mossa suggerita dal direttore Vincenzo Satta) perché i rappresentanti di Regione, Provincia e Comune non sono stati ancora nominati dal ministero. Ma Luciano Mura e Alessandra Giudici, invitati dal presidente Piero Deidda alla riunione, hanno ribadito la loro contrarietà al progetto. Un atto di cortesia istituzionale apprezzato sia da Alessandra Giudici sia da Luciano Mura, che però non hanno fatto sconti al progetto ministeriale. «E’ privo di senso, se non quello di creare un avamposto del ministero della Giustizia all’Asinara, e in contrasto con i contenuti del piano del parco - ha sottolineato il sindaco -. Un progetto confuso, se non nelle parti che riguardano lo spaccio da far gestire anche da subito agli uomini della polizia penitenziaria, e quelle relative alle residenze estive per i figli dei dipendenti e per i gruppi sportivi del ministero. Un progetto da respingere e, per quanto compete l’amministrazione comunale, noi non daremo alcuna autorizzazione (edilizia, commerciale) che possa consentire una nuova conquista dell’isola». Altrettanto chiara la possizione del presidente della Provincia di Sassari. «Abbiamo già ipotizzato il futuro sviluppo dell’area del parco e del pre parco - ha ricordato Alessandra Giudici -. E non si tratta di scelte di campanile, visto che sto parlando a nome di sette comuni. Personalmente ho già manifestato al provveditore regionale degli istituti di pena Francesco Massidda la nostra contrarietà al progetto. No, non siamo contrari a recupero dei detenuti ma come ha detto il sindaco Luciano Mura, potrebbero lavorare nell’area del pre-parco, sulla costa del Golfo dell’Asinara». Posizioni chiare che avevano indotto il consigliere Mario Lissia a chiedere una sospensione del voto in attesa della ratifica, da parte del ministro Matteoli, delle nomine dei rappresentanti degli enti che formano la Comunità del parco. Poi il suggerimento del direttore Vincenzo Satta (da lunedì gli subentra Carlo Forteleoni), che ha indotto il presidente Piero Deidda a rimandare ogni decisione al pronunciamento formale della Comunità del Parco.


04-02-06, pag. 8, Sardegna La Nuova Sardegna

PARCO DELL’ASINARA IL PLAUSO DI LEGAMBIENTE

Legambiente Sardegna valuta positivamente che l’Ente Parco dell’Asinara, l’Assessorato regionale dell’Ambiente, l’Ente Foreste e la Asl di Sassari stiano affrontando in modo scientificamente corretto il problema della presenza degli animali domestici inselvatichiti nell’isola e stiano lavorando per la pianificazione dei relativi interventi. Legambiente - è detto in una nota - ha sempre sostenuto la necessità di attivare strumenti di gestione, fondati scientificamente, per la corretta fruizione e utilizzo delle risorse naturali o, laddove necessario, per recuperare l’equilibrio tra popolazioni di animali selvatici, altre componenti naturali e quelle antropiche.


03-02-06, pag. 28, Sassari La nuova Sardegna

Detenuti al lavoro all’Asinara, oggi decide il Comitato del parco

PORTO TORRES. Il Consiglio direttivo del Parco nazionale dell’Asinara si riunisce questo pomeriggio nella sede di via Iosto. All’ordine del giorno, l’esame della proposta congiunta dei ministeri dell’Ambiente e della Giustizia per l’utilizzo di una ventina di detenuti in semilibertà in lavori di restauro e ristrutturazione degli immobili ancora in uso governativo all’Asinara. Alla riunione sono stati invitati, perché il ministero non ha ancora ratificato la loro nomina, il sindaco Luciano Mura e il presidente della Provincia di Sassari Alessandra Giudici. Già nota la posizione del sindaco che ritiene il progetto «insensato e assolutamente da bocciare», resta da vedere la posizione che assumeranno i membri effettivi del consiglio direttivo. E se il consigliere Ottavio Uras non ha mai nascosto di approvare il progetto ministeriale, gli altri componenti non si sono mai pronunciati. Un dibattito che, per la verità, rischia di essere monocorde. La mancata ufficializzazione delle nomine del sindaco di Porto Torres e del presidente della Provincia (il ritardo è dovuto a un contrattempo burocratico) teoricamente impedisce ai rappresentanti degli enti locali di prender parte alla discussione. Così, però, non è mai stato. Anzi, i rapporti fra Ente Parco, Provincia e Comune di Porto Torres sono stati caratterizzati da grande cordialità e unità di intenti. Questo pomeriggio, quindi, sia il Comune sia la Provincia potranno esporre le loro motivazioni, spiegare perché la stragrande maggioranza dei cittadini è contraria al progetto ministeriale. Poco importa, poi, che non sia una riapertura del carcere vera e propria (i detenuti la sera dovrebbero lasciare l’isola): quell’isola orami è un parco e tale deve restare.


02-02-06, pag. 28, Sassari La Nuova Sardegna

Di 29 attività di trasporto soltanto 4 hanno base in città Il turismo dell’Asinara abita a Stintino (Pinuccio Saba)

PORTO TORRES. Nell’incontro di avantieri l’architetto Vanni Macciocco ha consegnato ai consiglieri comunali una relazione sul Piano per l’Asinara. L’ultima pagina del documento era in realtà una scheda che riassumeva l’offerta relativa al sistema di accessibilità al parco per il 2005. Un elenco di 29 imprese che operano all’Asinara che ha sorpreso, e non poco, più di un consigliere comunale. Su ventinove aziende, infatti, solo nove sono di Porto Torres e di queste soltanto quattro partono dal porto turritano. In 24 hanno scelto di partire da Stintino, una da Castelsardo. Una situazione che ha dell’incredibile, soprattutto se si tiene conto delle continue lamentele degli imprenditori turritani e degli sforzi che le amministrazioni comunali hanno fatto per dare allo scalo marittimo di Porto Torres una posizione di centralità operativa, oltre che politica, rispetto all’isola dell’Asinara. Se poi si esamina con maggiore attenzione la scheda, si fanno delle scoperte quasi sconcertanti. Nel trasporto collettivo, per esempio, esistono cinque imprese: due partono da Stintino, l’Ogliastra e il Gabbiano (azienda turritana), mentre da Porto Torres salpano la Tre Fratelli, la Alcor e la Paradiso. Eppure, a rigor di logica, sarebbe più conveniente far muovere le barche da Stintino visto che la tratta per Fornelli è decisamente più corta rispetto alla Porto Torres-Cala Reale e alla stessa Porto Torres-Fornelli. Gli altri servizi, charter a vela e pescaturismo, hanno invece scelto come base Stintino. Con la sola eccezione della Pima srl che utilizza la “Dan’yl”, che parte da Porto Torres. Altrettanto accade per il diving, con Castelsardo che interrompe il monopolio stintinese. Leggendo, però, i nomi delle barche e delle società operanti sia nel charter a vela sia nel pescaturismo, si scopre che almeno sei imprenditori turritani hanno scelto come base operativa Stintino. Gli stessi, o quasi, che hanno sempre criticato le amministrazioni comunali che hanno governato Porto Torres negli ultimi anni, accusandole di non aver fatto niente per dare una posizione preminente allo scalo e alla città turritana. Un’accusa “allargata” anche all’ente di gestione del Parco. Accuse in parte giustificate. Chi ha gestito la bigliettazione esclusiva per tutti i servizi del parco, avrebbe dovuto allestire una o due biglietterie-punti informativi nel porto di Porto Torres. Cosa che non è mai avvenuta. Ma anche chi aveva ottenuto la concessione per i trasporti da e per l’isola avrebbe dovuto rispettare quella clausola contrattuale che gli imponeva di garantire il collegamento fra Porto Torres e il parco. Obblighi che non sono stati rispettati e che nessuno ha mai fatto rispettare. Fino ad arrivare al paradosso che il gazebo che sorge all’ingresso del porto, fino allo scorso anno pubblicizzava, forniva informazioni e accettava prenotazioni per il Parco Nazionale... dell’Arcipelago della Maddalena ma non per il parco nazionale dell’Asinara. Fra l’incredulità dei (pochi) turisti.


01-02-06, pag. 28, Sassari La Nuova Sardegna

Presentato il Piano del parco, critici i consiglieri comunali

PORTO TORRES. Come era prevedibile l’incontro di ieri, per la presentazione del piano del parco ai consiglieri comunali, non è stato all’insegna dell’aplomb istituzionale. E la relazione dell’architetto Vanni Macciocco ha provocato dubbi e dichiarata insoddisfazione fra i consiglieri. Non sulla relazione, sia ben chiaro, relazione che anzi è stata apprezzata per la chiarezza e la precisione. Ma per i contenuti, per le ipotesi sulla futura fruibilità del parco dell’Asinara. Dubbi che hanno fatto chiedere al consigliere dell’Udeur Marco Francesconi, se non sia il caso di avviare una riflessione sulla natura del parco. Per Francesconi si tratta di «un piano riduttivo per il futuro della città, che aveva altre aspettative dal parco. Un progetto di sviluppo deludente che ci impone una nuova politica. Scelte coraggiose, da parte dell’amministrazione e della città, che ci portino a fare altri discorsi». Quello che ha colpito i consiglieri comunali è la limitata capacità del parco. In termini di ricettività ma anche di sopportabilità della presenza dell’uomo in un ambiente aparticolare. Con una serie di schermate, l’architetto Macciocco ha evidenziato che l’Asinara può sopportare poco più di cinquecento residenti, compresi gli addetti ai servizi e alla logistica distribuiti a Cala D’Oliva, Cala Reale e Trabuccato. Ogni giorno, invece, i visitatori ammessi potrebbero essere circa mille. Una presenza che non avrebbe, secondo Francesconi, alcun beneficio per l’area vasta del parco, l’area realmente interessata allo sviluppo infrastrutturale ed economico. Già da ora l’area vasta del parco (Porto Torres, Stintino, Sorso) ha capacità ricettive di gran lunga superiori. Ma, come hanno evidenziato i consiglieri Tore Fadda, Gian Franco Dessì e Tonino Tanda, esiste anche un problema per riuscire a uniformare i diversi strumenti urbanistici (regione, comune, provincia) visto che il piano del parco è sovrano. Le limitazioni ipotizzate dal piano, che è solo un contenitore all’interno del quale dovranno muoversi ente e comunità del parco, non hanno convinto molti consiglieri. Limitazioni che potrebbero essere “addomesticate” dal piano socio economico poiché il progetto urbanistico è una cornice, compatibile con diversi soggetti anche divergenti. Soggetti che devono essere scelti dall’Ente e dalla comunità del parco.


01-02-06, pag. 28, Sassari La Nuova Sardegna

«Ma sul carcere non si torna più indietro»

PORTO TORRES. Anche da Sardigna Natzione indipendentzia arriva un secco «no» all’ipotesi del ministero della Giustizia che vuole reintrodurre una forma di carcere leggero sull’isola dell’Asinara. Il progetto, del quale si parlava da tempo, nei giorni scorsi era stato presentato alle organizzazioni sindacali dei lavoratori del ministero e al consiglio direttivo del parco che nei prossimi giorni lo esaminerà. Nando Nocco, il coordinatore cittadino di Sni, riconosce che dopo nove anni «l’istituzione parco non è decollata, ma riteniamo che non si possa in alcun caso tornare indietro». Nocco ribadisce che «Porto Torres e tutto il territorio attraverso il parco può e deve necessariamente creare un futuro economico e occupazionale alternativo alla monocultura industriale ormai in declino». Secondo il dirigente del movimento indipendentista «la presenza di un carcere sull’isola, pur se leggero, sarebbe un ostacolo per la nostra città e il territorio che, con fatica e difficoltà, stanno costruendo le condizioni per inserirsi in un circuito turistico ambientale, culturale e archeologico. Pertanto - conclude Nando Nocco - respingiamo per il nostro territorio imposizioni che arrivano dall’esterno. Porto Torres ha già espresso il suo no al carcere e “sì” al parco dell’Asinara».


01-02-06, pag. 21, Sassari La Nuova Sardegna

Al consorzio «Sardegna Nord Ovest» hanno aderito 65 comuni su 66
Sistema turistico locale, Provincia compatta

SASSARI. La Provincia di Sassari si presenta compatta alle nuove sfide del mercato turistico. Nei giorni scorsi l’assessore provinciale al Turismo, Marco Di Gangi (nella foto) , ha presentato negli uffici della Regione la candidatura del sistema turistico locale nord-occidentale. Alla chiusura dei bandi per il cofinanziamento degli Stl, la Provincia incassa già il primo successo. «L’adesione di 65 Comuni su 66 è un ottimo risultato - sottolinea il presidente della Provincia di Sassari, Alessandra Giudici - segno di una precisa volontà da parte di tutti di cambiare pagina». Manca solo Tula, che aveva già intrapreso un altro percorso assieme a Olbia. Gli altri ci sono tutti, sottoscrittori di un progetto di rilancio turistico cui hanno dato l’ok anche Provincia, Camera di Commercio, undici associazioni di categoria, Sogeaal (la società di gestione dell’aeroporto di Alghero), e Parco dell’Asinara. Ora l’attesa è tutta per la decisione della Regione sulle risorse da destinare, che permetterà di stabilire quale sarà la reale capacità del consorzio «Sardegna Nord Ovest» di incidere sul mercato. «Ci devono dire se e quanto hanno intenzione di darci - afferma Alessandra Giudici - altrimenti qualsiasi discorso rischia di rimanere sospeso per aria». L’obiettivo è quello di portare a casa la quota massima prevista per ognuno degli otto progetti che verranno finanziati, ovvero due milioni e mezzo di euro. Una richiesta, secondo il presidente della Provincia di Sassari, abbondantemente supportata dai numeri: «Un’ottantina di soggetti pubblici e privati che fanno cerchio per lavorare a un progetto di crescita complessiva del territorio - dice - mi sembrano una ragione più che valida per ritenere che il sistema turistico messo in piedi meriti il massimo sostegno». «Un premio anche per gli sforzi che l’amministrazione provinciale ha compiuto per fare del sistema turistico locale un fattore di sviluppo piuttosto che uno strumento di lotta politica», aggiunge l’assessore provinciale al Turismo Marco Di Gangi, sottolineando anche l’importanza del ruolo giocato dalla Provincia e riconoscendo il senso di responsabilità dimostrato da tutti. A cominciare da chi a questo progetto ha lavorato dall’inizio, come Alghero, Castelsardo e la Camera di Commercio. L’accordo presentato in Regione impegna i firmatari ad attivarsi per la costituzione di una società consortile a responsabilità limitata cui verrà affidata la valorizzazione turistica dell’area in base alle linee del programma di attività, su cui c’è già piena intesa. Tra le finalità individuate la valorizzazione, la promozione e la tutela del territorio e il miglioramento dell’accoglienza attraverso politiche comuni di governo locale. In attesa di definire gli assetti di comando del consorzio, l’Stl sarà coordinato dalla Provincia di Sassari, che sarà supportata dal tavolo tecnico che ha elaborato l’accordo di programma firmato di recente. (a.re.)


29-01-06, pag. 7, Sardegna La Nuova Sardegna

Piano dell’amministrazione penitenziaria per l’ambiente
Detenuti al lavoro nel parco dell’Asinara
Saranno utilizzati nove edifici situati a Cala Reale (Gianni Bazzoni)

SASSARI. E’ pronto il progetto di massima che il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria ha elaborato per l’utilizzo degli immobili in uso governativo nell’isola dell’Asinara (si tratta di nove edifici concentrati a Cala Reale) e per l’impiego in attività lavorative nel parco - in adesione alle finalità stabilite con il Protocollo d’intesa firmato l’8 giugno del 2004 tra il ministero dell’Ambiente e quello della Giustizia - di persone soggette a misure alternative alla detenzione (una trentina, questo il numero preventivato). Il progetto, finora rimasto riservato, ha cominciato a circolare da qualche giorno ed è stato portato anche a conoscenza delle organizzazioni sindacali della polizia penitenziaria. Si tratta di una proposta ufficiale che conferma l’impegno del Dipartimento (e anche del ministero della Giustizia) a confrontarsi con le istituzioni che hanno competenza sull’ Asinara e a intervenire - per quanto consentito - con attività che vengono indicate «in piena coerenza con le finalità del parco nazionale». E il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, anche attraverso il suo massimo esponente, il presidente del Dap, Giovanni Tinebra (magistrato molto conosciuto e apprezzato), aveva specificato quali avrebbero potute essere le attività da avviare nel parco per contribuire all’applicazione dei programmi di sviluppo e di crescita. La levata di scudi, quasi immediata, da parte di alcune associazioni ambientaliste e da rappresentanti di diversi livelli istituzionali, aveva congelato ogni iniziativa e si erano aperti i soliti dibattiti alimentati dalla paura di un eventuale ritorno, con prepotenza, del carcere (leggero o pesante) a danno delle speranze future del parco. Ora il tema dei detenuti da reinserire nel circuito lavorativo e sociale, anche con programmi che passano attraverso le aree naturali torna d’attualità, e il parco dell’Asinara è uno degli obiettivi già indicati al momento della stipula del Protocollo d’intesa tra i ministeri competenti. Tanto più che - nonostante le conferenze di servizi e gli innumerevoli confronti - gli immobili in uso governativo al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria non sono mai stati revocati. E proprio il Dap ha l’obbligo (come sancito anche dalla Corte dei Conti, atto V2000/01493 del primo marzo 2004) di recuperare e utilizzare tempestivamente le costruzioni affidate. Il progetto arriva sul tavolo di un confronto che ha ancora troppe cose da chiarire e in una fase in cui sono sempre tante le cose da decidere e da fare, anche perchè il parco nazionale dell’Asinara - nonostante i buoni propositi - continua ad avere una crescita lenta e solo una piccolissima parte degli impegni è stata rispettata. Quella del Dap, forse, può essere anche vista come una «provocazione positiva», perchè in una fase in cui quasi nessuno si fa avanti con progetti, risorse e personale, servono motivazioni forti per rispedire la proposta al mittente. O per giustificarne altre che hanno trovato piena accoglienza. IL PROGETTO Prevede il recupero e il riutilizzo di nove edifici: alloggi dell’Ente di assistenza, ex palazzina direttore, le ex Pagode, ex Ufficio postale, ex palazzina Sanità con annesso magazzino, ex caserma della Guardia di finanza e la ex scuola con un intervento finanziario di oltre un milione e 600 mila euro. L’obiettivo è quello di organizzare attività lavorative con l’impiego di persone soggette a misure alternative alla detenzione per la manutenzione e la pulizia del parco, degli immobili e delle aree verdi. Ma anche l’erogazione di servizi a favore delle amministrazioni presenti sull’isola-parco e della comunità locale. Per quanto riguarda i tempi, il Dap prevede un’ operatività immediata, nel senso che le costruzioni sono disponibili, il personale e le risorse pure. Molto dipenderà, però, dall’esito del confronto con le altre amministrazioni. MUSEO CARCERARIO Una delle idee principali è quella di ricostruire la memoria e creare un museo che testimoni la secolare presenza dell’amministrazione penitenziaria all’Asinara, con riferimento ai collegamenti con la terra ferma e al lavoro dei detenuti, senza trascurare ovviamente i valori naturali, storici e ambientali dell’isola. L’iniziativa potrebbe attivare il fenomeno, sperimentato positivamente in altre realtà, del cosiddetto «turismo carcerario». SERVIZIO MEDICO Prevista l’attivazione del presidio sanitario e del posto di primo soccorso (realtà attualmente inesistente nel parco) attraverso intese tra il Provveditorato regionale e le istituzioni sanitarie. Le spese per l’attivazione e la gestione del servizio andrebbero distribuite tra i ministeri dell’Ambiente e della Giustizia ed eventuali altre amministrazioni interessate. PUNTO DI RISTORO Torna d’attualità «lo spaccio», che già aveva rappresentato un riferimento importante proprio ai tempi del carcere. L’amministrazione penitenziaria prevede il funzionamento con 9 detenuti e il controllo di 6 operatori della polizia penitenziaria. La gestione sarà a carico del’Ente di assistenza. CORSI DI FORMAZIONE Prima di essere inserito nelle attività del parco, tutto il personale (sia detenuti che operatori della polizia penitenziaria) parteciperà a corsi di formazione nel campo della tutela ambientale. Previsto anche un centro stagionale di didattica e pratica scientifica e ambientale rivolto ai giovani (dai 10 ai 18 anni) e la disponibilità di alcune strutture ricettive per accogliere gruppi sportivi e categorie, segnalate dalle comunità locali, bisognose di ospitalità e cura nelle stazioni marine. ATTIVITA’ BIOLOGICHE Diverse le attività lavorative pianificate, con un’ attenzione specifica alle iniziative agro-silvo-pastorali di tipo biologico e sostenibile, gestite direttamente (o in collaborazione) con persone soggette a misure alternative alla detenzione. TRASPORTI I trasporti via mare di persone e merci saranno affidati (se possibile) a motonavi di linea. Ma verrà assicurato anche un servizio integrativo con i mezzi navali della polizia penitenziaria. Nella base di Porto Torres sono dislocate attualmente due motovedette d’altura in buono stato di efficienza. Possono trasportare ambedue 20 passeggeri più l’equipaggio (in totale 25 unità). Gli spostamenti a terra, invece, saranno assicurati con mezzi dell’amministrazione (principalmente fuoristrada e veicoli ecologici).



ASINARA Eden da tutelare o risorsa da sfruttare?
di Pinuccio Saba
LA NUOVA Sardegna 30 dicembre 2005

PORTO TORRES. Primo faccia a faccia sul futuro dell'Asinara fra la "comunità scientifica" e l'architetto Vanni Maciocco da una parte, e il presidente della giunta regionale Renato Soru dall'altra. Un faccia a faccia al quale hanno partecipato il presidente della provincia di Sassari Alessandra Giudici e il sindaco di Porto Torres, nonché padrone di casa, Luciano Mura. Un incontro che, per , non avrebbe completamente convinto né Soru né il sindaco di Porto Torres.
Pomo della discordia, il futuro dell'isola. Da una parte la posizione della comunità scientifica che ha disegnato un'Asinara bucolica, in grado di sopportare la presenza di poche centinaia di persone al giorno, la maggior parte delle quali addette ai lavori fra studiosi, personale del parco e personale della forestale. Dall'altra, quella della Comunità del parco, con gli amministratori regionali e locali, con una visione piè pragmatica, che deve fare i conti con un territorio che soffre una devastante crisi economica. In mezzo, quasi fra due fuochi, il progettista del Piano del parco (apprezzato apertamente da Soru), l'architetto Vanni Maciocco, che ha cercato di spiegare la filosofia di base del suo progetto che parte dalla tutela dell'ambiente, con una cauta apertura alla presenza (turistica) dell'uomo. E a questo proposito Soru ha sottolineato che l'Asinara non ù in vendita.
Alla fine, pur ammettendo che devono ancora essere studiati alcuni degli argomenti affrontati nel corso dell'incontro, ha dato un "suggerimento": «Iniziamo a ripulire l'isola, a portare via carcasse di auto e tutti i rifiuti — ha detto —. Quello, almeno, potremo farlo». Soru ù apparso piuttosto contrariato quando nessuno ù stato in grado di stabilire quante sono le persone che potrebbe accogliere, quotidianamente, l'Asinara. Gli esperti, infatti, si sono contraddetti e c'è stato chi ha sostenuto che il numero massimo era di cinquecento persone, chi quel numero lo ha raddoppiato. Come non ù stato possibile capire «esattamente» se le risorse idriche dell'isola sono sufficienti. Un esperto ha affermato che c'era poca acqua e per giunta inquinata, un altro ha ricordato che quelle stesse risorse hanno fornito acqua a millecinquecento persone. E poi, agricoltura «sà, ma solo come recupero storico delle attivitì agrozootecniche. Troppo poco per accontentare Renato Soru che, forse, si attendeva risposte piè precise. Un balletto di pareri che ha spinto il sindaco a sottolineare la propria «meraviglia» per una situazione ambientale quasi drammatica, almeno per come è stata prospettata dagli esperti.
«Questi problemi si stanno presentando solo ora, senza la presenza dell'uomo all'Asina-ra — ha detto —. Ci prospettate un parco-bomboniera ma la storia ù diversa. Non voglio raccontare la barzelletta che il carcere ha tutelato l'ambiente, ma la presenza dell'uomo - questo sarà servita a mantenere un certo equilibrio. Il numero dei cinghiali e delle capre era controllato e le produzioni agrozootecniche, anche se a livelli di sussitenza, funzionavano. E' un fatto su cui occorre riflettere».


I tre borghi abitabili dell'Asinara
Pinuccio Saba
La Nuova Sardegna 28/10/2005

PORTO TORRES. L'angusta sala riunioni della sede del Parco nazionale dell'Asinara ha ospitato la presentazione ufficiale del Piano urbanistico redatto dall'architetto Vanni Maciocco.

Un piano che contiene una novità: ai borghi abitabili di Cala Reale e Cala d'Oliva si aggiunge Trabuccato.

All'appuntamento, che darà il via libera alla Comunità del parco per lo studio del piano socio economico dell'isola, erano presenti il sindaco di Porto Torres Luciano Mura; i presidenti delle commissioni consiliari Ambiente e Asinara, Gavino Dessì e Maria Loddoni, e i rappresentanti dell'amministrazione provinciale. Nella relazione dell'architetto Maciocco, è stata spiegata la filosofia che ha tracciato le linee guida del progetto urbanistico. «Che non farà crescere la cubatura. Ripeto — ha scandito Vanni Maciocco —, non farà crescere le cubatura. E questo concetto lo sentirete diverse volte, questa sera».
Un piano preceduto da un attento studio della storia degli ultimi due secoli dell'isola, e da una ricognizione approfondita sia dell'ambiente sia delle modifiche apportate dalla mano dell'uomo. Confermati il recupero di Cala D'Oliva che dovrà essere votata principalmente all'accoglienza, e di Cala Reale che ospiterà soprattutto i servizi per la gestione del parco. A Cala D'Oliva, inoltre, dovrà essere "ampliato" il porto ma solo grazie al recupero dell'antico bacino al momento interrato. Via libera anche al recupero di Cala Trabuccato, come dovranno essere riportate in vita strutture produttive come il caseificio e il mattatoio. Spazio anche all'agricoltura e alla viticoltura, con il recupero di tutte quelle strutture in degrado, come canalette, muretti e secco, capanni per gli attrezzi.
Tutto questo nel rispetto dell'ambiente, almeno di quello che abbiamo conosciuto negli ultimi due secoli. L'Asinara è un ecosistema unico, contenuto in un altro ecosistema di grande valore come il bacino del Mediterraneo. Un patrimonio che va valorizzato e non dilapidato, incarico che ora passa alla programmazione della Comunità del parco.


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