Tema del blocco: Alghero: DIETRO QUELLA PORTA. Apertura o chiusura del centro storico di Alghero al porto
Gruppo di lavoro: Francesca D'Ambruoso, Annapaola Calaresu, Debora Solinas
elaborati di progetto:
Alghero è stata fino al 1353 un possedimento della famiglia Doria, la quale
cedette il governo della città al Comune di Genova per difendersi dalle
invasioni aragonesi e per portare avanti i propri interessi economici e
militari.
Le principali strutture urbane vengono identificate attraverso le
fonti storiche nella chiesa del duomo, l’unica di cui si ha memoria, nelle
mura e soprattutto nel porto per la funzione eminentemente mercantile, e
conseguentemente militare, della città.
La forma urbana è dettata dalla particolare morfologia del sito, per cui
l’andamento delle mura doveva necessariamente attestarsi sui punti di
attacco del breve promontorio alla terraferma e circondare il perimetro
rivolto al mare.
Alghero è stata poi acquisita dalla Corona aragonese, divenendo città di
forma e di struttura genovese ma di contenuto catalano, con una
divaricazione analoga a quella delle altre città dell’isola.
Per molto tempo mura e torri di Alghero rimangono quelle costruite dai
Doria; in epoca catalana infatti si sarebbe costruita solo la Torre degli
Ebrei meglio nota come Torre di Porta a Terra, nel 1360 e si sarebbero
realizzati vari miglioramenti e riparazioni ai portali ed alle torri della cinta
muraria nel primo ventennio del quattrocento.
Le mura di Alghero, lunghe circa 1.500 metri, presentavano anticamente
una torre ogni 50-60 metri e come accessi alla città, delle porte di terra e
di mare. Una delle porte che rivestiva una funzione fondamentale era la
cosiddetta Porta al Mar, l’unica ad affacciarsi direttamente sul mare ed a
consentire l’arrivo diretto nel borgo. Questa porta era una delle più
importanti perché garantiva gli scambi commerciali con chi arrivava dal
mare e l’ingresso di questi, varcata la porta, nella via Sant’Elmo che
conduceva direttamente alla cattedrale, ed era la via principale e più
importante del borgo.
Il Casalis riporta l’importante visita che ricevette Alghero nell’ottobre del
1541, quella di Carlo quinto, il quale entrò in città passando proprio per la
porta al mar, vero e proprio accesso alla città, e percorrendo la via
Sant’elmo si recò in visita alla Cattedrale (Angius Casalis).
All’inizio del secolo Alghero è “l’unica fortezza vera in Sardegna; ha molto
l’apparenza di città, … , non ha palazzi fuori di quello del vescovo, case
pulite di mediocre altezza; vi sono molti forestieri, genovesi, stabiliti in
Alghero per il commercio” ( F.D’Austria Este Descrizione, cit. pp.67-8 e
186). Le mura di Alghero persero con il passare degli anni quel carattere
puramente difensivo, per assumere sempre più una valenza strutturale,
simbolica ed identitaria della città, che rivestono a tutt’oggi.
STATO DI FATTO
L’area sulla quale adiamo ad operare, è la banchina del porto di Alghero,
nota come Banchina Sanità e banchina di Sant’Elmo. Questa attualmente
è un’area adibita al passaggio occasionale per accedere al molo di
sopraflutto e per il cantiere dello stesso; non è strutturata, non è dotata di
attrezzature di svago, strutture ricettive od infrastrutture portuali
complesse, non è una realtà urbana importante, bensì costituisce una zona
marginale che mostra chiari segni di indeterminatezza e scarsa cura
estetica e di materiali costruttivi.
Le mura alte sono un margine fortissimo e presentano ritmicamente delle
torri, non è concesso nessun passaggio né per accedere alla passeggiata
sulle mura, né per accedere al centro storico immediatamente a ridosso
delle stesse.
Su queste mura è presente una porta murata.
Il molo di sopraflutto si presenta in alcuni tratti sconnesso, difficilmente
accessibile e percorribile; è altresì difficile da questo arrivare al mare di
fuori e godere del contatto con esso.
Le mura e il molo di sopraflutto sono accidentalmente separate lasciando
il sito indefinito e senza alcun dialogo tra i due forti elementi.
Il piano di calpestìo è sconnesso e presenta materiali per cui è necessaria
una selezione più adatta alle funzioni che deve svolgere.
PROGETTO
PERCORSO INTERRATO VERSO IL MARE
La riapertura dell’antica porta permette un collegamento diretto tra il
centro storico ed il mare, secondo un percorso dalle chiare valenze
simboliche. Dalla chiesa del Duomo infatti, passando per l’ex cappella di
Santa Chiara, e sotto il complesso dell’ex ospedale, scendendo ancora più
giù all’interno delle mura, con un percorso scavato dentro queste, si arriva
al mare, mentre compiendo il percorso inverso, chi arriva dalla banchina
penetra le mura per poi accedere nel centro storico.
La ricchezza di significati emblematici che tale porta, con i suoi percorsi,
genera, è un evidente tema progettuale, creatore del nostro progetto.
Dalla chiesa di Santa Chiara che persa la funzione religiosa ne acquisisce
altre, quali quella di passaggio verso la banchina, facendo interamente
parte del percorso ad una quota ribassata, quella di spazio espositivo
temporaneo per studenti ed artisti, di luogo adibito a conferenze e
cineforum attraverso l’utilizzo di strutture mobili, si arriverà alla banchina
di Sant’Elmo.
Proprio all’interno della cappella, dunque, ci si “immerge” nel suolo, ed
attraverso i gradoni si passa in una nuova dimensione carica di sensazioni
che possono essere assaporate fermandosi sulle sedute oppure trovandosi
improvvisamente in un ambiente più grande dove poter sostare, come il
café con i tavolini, illuminato da luci artificiali, per poi rincamminarsi in uno
spazio più stretto ma illuminato dalla luce solare zenitale, proveniente
dall’alto, con dei giochi di luci ed ombre particolari, unici.
Più avanti ci s’imbatte in un book-shop, altro spazio commerciale, ed infine
si arriva alla porta.
Si vede il mare, si percepisce il senso di uscita, di arrivo, di termine di un
percorso, ma anche di arrivo in un nuovo spazio di relazioni, dove diventa
forte e predominante la presenza del mare ed il rapporto con esso; e
questo accade sulla banchina, la quale, proprio nel punto in cui si
posiziona la porta, si abbassa, si piega sin dentro il mare, favorendone il
contatto.
Chi invece non intraprende tale percorso potrà seguire o partecipare agli
eventi culturali che si succederanno all’interno della chiesa.
LA BANCHINA ED IL MOLO
Passeggiando sulla banchina ci si imbatte in un passaggio inaspettato,
segnato da un’esistenza frutto di due momenti storici differenti e lontani
che si crea tra le antiche mura ed il molo di sopraflutto.
Questi due elementi dialogano attraverso la loro stretta vicinanza ed allo
stesso tempo dal loro distacco, creando un effetto di negativo, dato dalle
due cinte, e di positivo, dato dal varco, dalla luce che passa attraverso
questo.
Quello che si crea tra le mura antiche ed il cemento è un pertugio, un
varco che conduce ad una piccola spiaggia, verso un accessibile contatto
con l’acqua. Consente la scoperta e l’utilizzo per chi arriva dal molo, delle
scale che, con un salto di quota di 5/6 metri, permettono di salire
sull’antica muralla, avendo piena visione del golfo di Alghero, della
dominante ambientale Capo Caccia, di Fertila, ecc., ed ancora di poter
percorrere tutti i bastioni o di entrare attraverso una caçla nel cuore del
centro storico.
Se invece non si sale sulla parte alta dei bastioni o si arriva da questi, si
incontrano delle scalette che portano sul molo di sopraflutto. Questo, per
le sue dimensioni ridotte, assume le fattezze di una “passeggiata a due”,
che permette di ammirare la città dall’esterno, da un punto di vista
privilegiato, da una diversa angolazione e ad una differente quota, quasi a
voler guardare la città dall’esterno o a volgersi verso il mare aperto e
percorrere esternamente il molo, dal quale si ha una comprensione della
struttura della cinta muraria e della città che si cela dietro questa, nella
sua integrità ed “inaccessibilità”, e dal quale tramite le passerelle si può
arrivare sino al mare.
Il salto di quota ci permette così un cambiamento del punto di vista, offre
un diverso modo di percepire, di fruire e di relazionarsi con i luoghi. Un
luogo significativo di passeggio o di sosta, o ancora, di discesa all’acqua e
di contatto con essa.
MOTIVAZIONI PROGETTUALI
Il nostro progetto vuole creare una relazione tra la città storica e la
banchina, e tra quest’ultima ed il mare chiuso e aperto attraverso dei
percorsi più o meno strutturati.
Leit motiv fondante del progetto sono i passaggi di quota.
Dal centro storico alla chiesa, dalla chiesa alla porta, dalla porta al mare,
dalla banchina al molo, dalla passeggiata ai bastioni, le quote mutano
continuamente e strutturano il progetto.
Uno spazio pedonale, vissuto dai residenti e non, dai turisti, da coloro che
sbarcano dalle navi da crociera…. Spazio di vita e di relazioni sociali,
percorso, luogo di “passeggiate a due”. Una serie di percorsi, di varchi, di
spazi stretti e poi larghi, prima bui poi illuminati dalla luce del sole, aperti
e chiusi, esterni e interni; culturali e commerciali.
Spazi strutturati a differenti quote, sotterranei, a pelo d’acqua o spazi
sopraelevati.
Spazi di vita dunque, non solo di svago ma anche di conoscenza e crescita.
MATERIALI UTILIZZATI
Il Percorso (dalla chiesa alla banchina passando per la porta del
mar): il piano di calpestio è in granito rosa trattato a fuoco, le pareti sono
intonacate di colore bianco, le sedute in legno di Teck per rimarcare il
rapporto diretto con il mare, ma anche per le sue caratteristiche di
isolamento termico, che lo rendono adatto ad un ambiente interstiziale,
soggetto a fenomeni di umidità, di scarsa ventilazione e di basso
irraggiamento solare.
In tutto il percorso sotterraneo, laddove si incontreranno pareti in pietra
ben conservate o che presentano caratteri di particolare rilievo, queste
saranno soggette a restauro ed integrate al resto del percorso.
Gli accessi sono marcati da un rivestimento proprio; all’interno della
chiesa, le pareti che invitano al passaggio di quota, sono rivestite in rame
acidato, così come l’imbotto della porta e l’interno della porta al mar.
La chiesa: Intonaco bianco per le pareti e basalto sardo per la
pavimentazione. La parte che scende nel sottosuolo sarà costituita da
gradoni in granito rosa liscio trattato a fuoco.
La banchina: La cornice alla base delle mura, dello spessore di 50 cm, è
in basalto sardo. Da questa, sino all’affaccio sul mare, viene utilizzato
granito grigio bocciardato. Il percorso proveniente dalla porta del mar, che
scende a pelo d’acqua, continua in granito rosa liscio trattato a fuoco.
La Passeggiata a due ( molo di sopraflutto): la pietra del posto
costituisce il corpo strutturale del molo di sopraflutto a cui si innesta la
passeggiata e le discese al mare per le quali viene utilizzato il legno di
tipo Teck.
ILLUMINAZIONE
L’interno della chiesa ha una luminosità data dall’intonaco bianco delle
pareti benché smorzata dal basalto del pavimento, le vetrate esposte a
nord donano una luce mai diretta, la porta esposta a sud è molto
luminosa, soggetta a contrasti cromatici interessanti.
Il percorso che comincia nella chiesa e passa ad una quota sotterranea, è
sottolineato dalla luminosità calda delle pareti in rame, che devono
suggerire un senso di calore e agio per non inibire, a livello percettivo, le
persone ma per invitare ad intraprendere il salto di quota.
Il percorso sotterraneo è caratterizzato da materiali di rivestimento chiari:
pareti in intonaco bianco e pavimento in granito rosa. La luminosità
naturale di questi materiali sarà sottolineata da punti luce artificiale e
aperture zenitali verso l’esterno, presenti soprattutto negli spazi di
passaggio.
Nella banchina la mole delle mura è sottolineata con delle luci dal basso,
poste nella parte alta dei bastioni e rivolte verso la banchina. Luci sono
poste anche nella passeggiata, nel muro del molo di sopraflutto, esse
illuminano il calpestio e sono rivolte verso il mare.
CONCLUSIONI
Il nostro progetto si propone dunque di collegare la banchina alla città storica e di attribuire a questo luogo delle valenze proprie ed una identità precisa perdendo quella caratteristica di indefinitezza, di marginalità, di luogo scarsamente vissuto, facendo sì che elementi identificanti di esso siano resi fruibili dalla comunità. Lavorare con lo scavo e con la dimensione del percorso è stato un lavoro su noi stesse, che ci ha portato a comprendere come ogni singolo taglio crei delle diverse sfumature, dei giochi di luci ed ombre, di forme e di colori. Con il lavoro di scavo ci siamo altresì volute separare dalla dimensione esistente, dai suoi usi e caratteristiche specifiche, con l’obiettivo di cerare un percorso che abbia una funzione differente da quella del passato attraverso una struttura ed una forma anch’esse totalmente nuove. La destinazione d’uso delle aree da noi progettate, è pubblica e legata a fenomeni ricreativi e di svago, rivestendo altresì la funzione di passaggi fondamentali di collegamento su scala urbana, e dunque utilizzabili quotidianamente dalla popolazione, locale e non.
Materie del Blocco
Progettazione Ambientale CFU 2,4 Prof. Nunes
Voto: 30/30
Ecologia CFU 1,9 Prof. Sechi
Voto: 20/20
Fisica tecnica ambientale 2 CFU 1,8 Marino
Voto:
Disegno (Media, CAD, ...) CFU 1,5 Prof. Spanedda
Voto: 18/30
Igiene ambientale CFU 1,2 Prof. Capolongo
Voto: 30/30
Botanica Ambientale CFU 1,2 Prof.ssa Feligheddu
Voto: 24/30